Sulla base della relazione peritale disposta nel corso del giudizio, il Tribunale di Campobasso ha accertato la sussistenza del nesso di causalità tra il contagio da Covid-19 di un anziano signore, ricoverato presso l’Ospedale “Cardarelli”, e la condotta imperita della struttura sanitaria che non ne ha impedito la diffusione, con conseguente esito fatale per lo stesso paziente. Si tratta, a quanto consta, del primo accertamento di responsabilità nel merito di un’ipotesi di contagio da Sars-Covid 2 e conseguente decesso.
1) Il fatto
L’uomo – 85 enne – era arrivato al Pronto Soccorso dell’Ospedale “Cardarelli” il 3 gennaio del 2021, per una patologia tempo-dipendente. Inizialmente, con un tampone molecolare eseguito il 3 gennaio, era risultato negativo al virus, rimanendo presso il suddetto PS per i primi sommari accertamenti. Con secondo tampone del 6 gennaio 2021 risultava ancora negativo.
Soltanto il 18 gennaio – dopo ben quindici giorni di permanenza nel nosocomio – l’esito del molecolare segnalava la sua positività al Covid-19. Nei giorni successivi, le condizioni respiratorie del paziente peggioravano e – a seguito di una diagnosi strumentale di polmonite bilaterale – i medici decidevano di trasferirlo presso la U.O. “Anziano Fragile” del medesimo Ospedale, fornendogli anche un supplemento di ossigeno progressivamente crescente.
Il 4 febbraio, a un mese dal suo ingresso in Ospedale, il quadro clinico del paziente appariva significativamente compromesso, tant’è che il giorno successivo l’anziano signore decedeva.
2) L’accertamento della responsabilità della struttura
Le informazioni disponibili sono ad oggi solo quelle filtrate dalla cronaca, da cui risulterebbe che la positività al virus era emersa a distanza di 15 giorni dal ricovero, hanno accertato – con una probabilità pressoché prossima alla certezza – che l’infezione SARS-CoV-2 è stata contratta in circostanza di ricovero, evidenziando peraltro come nessun sanitario della Medicina Generale e di “Anziano Fragile” avesse mai eseguito un esame clinico completo del paziente al fine di verificarne obiettivamente le condizioni cardio-respiratorie.
Nella relazione peritale i medici legali avrebbero affermato che «dopo la positivizzazione sembrerebbe che nessun sanitario abbia visitato il paziente rilevando l’obiettività toracica e riportando nel diario clinico gli elementi rilevanti unitamente alla frequenza respiratoria. In alcuni giorni manca anche la misurazione della saturazione di ossigeno a conferma di una condotta quantomeno superficiale».
I consulenti avrebbero inoltre rilevato che nell’Ospedale Cardarelli non è stato possibile «evincere che le misure indicate nelle procedure emanate dall’Azienda sanitaria regionale del Molise per fronteggiare l’emergenza Covid siano state effettivamente poste in atto».
In definitiva per i periti del Tribunale di Campobasso il decesso del paziente sarebbe causalmente riferibile a «omissioni e deficienze di carattere di organizzativo, responsabili della trasmissione del contagio da SARS-Covid2 avvenuto all’interno dell’Ospedale “Cardarelli” di Campobasso», e «a condotte sanitarie del tutto inadeguate alla gestione clinica del paziente che, qualora adeguatamente assistito, nonostante l’infezione virale nosocomiale sarebbe, verosimilmente, sopravvissuto alle patologie che avevano motivato il ricovero».
Riservata ogni migliore e certamente più prudente considerazione alla lettura degli atti di causa, si rileva che i fatti risalgono all’inverno 2020-2021, ovvero alla c.d. “seconda ondata”, allorquando la pandemia da Covid-19 – seppur in un quadro in divenire anche sotto il profilo delle varianti – non era più così nuova ad era “protocollizzato”, quanto meno sotto il profilo della del contenimento del contagio e del monitoraggio della malattia.